
Guida
Apple iOS 14 Beta: ecco come funziona YouTube Picture-in-Picture
di Dominik Bärlocher
L’Internet è stracolmo di pubblicità. È assurdo. Se ne può fare a meno. E se ne può fare a meno anche senza che ne risentano i contenuti.
Ne ho abbastanza. È ora di andare contro alle condizioni d’uso di grandi imprese e aziende senz’anima. Perché se i così chiamati esperti del settore pubblicitario e del web design non ce la fanno nella loro impresa di rendere la navigazione anche solo lontanamente piacevole, allora dovremmo farlo noi stessi.
Riconquistiamo il nostro Internet. È ora.
È iniziato tutto in modo banale. Il notiziario mi mostrava notizie come al solito. Si parla dell’attrice Maisie Williams, che in un articolo divertente ricorda i bei tempi in cui interpretava Arya Stark nella rinomata serie «Il Trono di Spade». L’articolo è stato pubblicato nella rivista online inglese The Independent.
The Independent non è un giornale con sito web come NZZ o un sito web con giornale come 20min. L’unica pubblicazione della rivista indipendente è sul sito web, da quando ha sospeso la stampa nel 2016.
Il problema? L’articolo su Maisie Williams e i suoi aneddoti divertenti sul set vengono mostrati così.
Una vergogna. Quanto dello schermo è ancora un contenuto del sito e quanto è pubblicità? Non mi interessa l’ultima novità riguardo alle poste svizzere, se voglio leggere della migliore assassina di Winterfell. Non me ne frega proprio di un tizio che dorme in un video che viene riprodotto automaticamente. E Western Union mi serve solo per mandare diecimila franchi ad un principe nigeriano, che poi me ne rimborsa un milione, per aiutare il suo paese in crisi. Per fortuna il suddetto mi ha contattato privatamente mandandomi una e-mail. Ancora meno mi interessa dell’ultimo strafalcione del marchio Arc’teryx. Tanto costa troppo.
Su uno schermo intero, rimane solo una frase del contenuto che voglio leggere. Se escludiamo l’intestazione e facciamo una suddivisione tra pubblicità e contenuti – sono generoso e conto gli spazi bianchi come contenuti – il risultato è tragico.
*Altezza contenuto con spazi bianchi inclusi: 200 Pixel
18.47% di contenuto su 81.53% di pubblicità. Se contiamo l’intestazione come contenuto, il risultato è un po’ meno tragico: 30.84% di contenuto sullo schermo.
Gli utenti vigili hanno notato che The Independent non si accontenta di 81.53% di pubblicità. L’uomo addormentato si sovrappone alla pubblicità della posta e Arc’teryx si sovrappone alla pubblicità di Western Union.
Facciamo davvero?
Fra poco parleremo di PC e Mac. Il problema principale sono gli smartphone. La grandiosa invenzione che la mattina sui mezzi mi porta a pensare «Hmmm...Maisie Williams dice cose. Andiamo a vedere quali cose dice», anche se dopo non ho neanche un briciolo d’informazione in più.
Sul telefono non è possibile installare un buon ad blocker. Ci sono robe complesse come PiHole, che dovrebbero essere installate da ogni impresa per risparmiare sulla larghezza di banda. Fai passare il tuo intero traffico mobile tramite un Raspberry Pi o qualcosa di simile che abbia PiHole, poi la pubblicità viene filtrata dalla stazione di routing. Troppo complicato e poco pratico nella maggior parte dei casi. A Google Chrome la pubblicità piace così tanto che ne sovrappone una sopra l’altra, anche Safari di Apple non ha un ad blocker installato.
Possiamo semplificare le cose. Alcuni sviluppatori ingegnosi si sono procurati Chromium, la versione aperta di Google Chromes e hanno installato un ad blocker fisso.
Per Android e Apple iOS – su iPhone e iPad –, come anche per PC e Mac, esiste Brave. In questo modo il Browser diventa una grande concorrenza, funzionando più o meno allo stesso modo su tutti i dispositivi.
Il risultato:
Brave offre, inoltre, anche diversi strumenti per la privacy, che ti rendono leggermente più libero durante la navigazione. Non anonimo! Solo perché non vieni tracciato durante la navigazione, non vuol dire che puoi navigare senza essere riconosciuto. Ciononostante: Brave è una gran bella cosa.
Per Android esiste Kiwi Browser, non è solo un buon ad blocker, ti mette a disposizione anche un Dark Mode. È piuttosto affidabile e ti permette di navigare con la modalità scura.
Kiwi Browser viene codificato in Estonia e offre impostazioni di cui altri browser possono solo sognare. Puoi scegliere quali pubblicità vedere e anche in quali circostanze. Inoltre: Puoi installare estensioni dal Webstore Chrome.
Yvan Monneron e i suoi colleghi a Chamonix hanno avuto l’idea di sviluppare un browser privato per iPhone. Il risultato: SnowHaze. SnowHaze è il mio browser di prima scelta per iPhone e concede una molteplicità di impostazioni che tutelano la tua privacy. Puoi controllare Cookies, JavaScript, HTTPS Enforcing e altro cliccando sull’icona delle impostazioni in basso a destra.
Anche SnowHaze ha il Dark Mode. È un po’ insolito le prime volte, ma funziona.
Yvan e Co. guadagnano con la loro SnowHaze VPN, il che significa che il browser è disponibile gratuitamente. La VPN è integrata anche nell’applicazione, che semplifica notevolmente il suo utilizzo.
La pubblicità non ci infastidisce solo sul telefono, ma anche sul desktop. Se ancora utilizzi Internet Explorer o Edge, ti consiglio di cambiare browser e sceglierne uno su cui puoi installare un ad blocker, come Firefox e Google Chrome.
Con Edge, The Independent è visualizzato così:
Wingo può andare a fare un giro. Non importa quanto sia buona e conveniente l’offerta, io voglio leggere di Maisie Williams. Solo di Maisie Williams. Non voglio pubblicità animata e quant’altro.
Google Chrome ha il proprio Web Store su cui vengono proposti diversi ad blocker. Ogni tanto qualcuno ha da ridire e se ne esce gridando al virus, ma mi trovo bene da anni con il seguente Setup.
L’avventura imbarazzante di Maisie appare così:
Ci sta.
Anche Firefox ha una vasta scelta di Add Ons. Tra questi Adblocker Ultimate, che risolve problemi in modo persistente.
Uguale a Chrome. Quindi ci sta.
Brave è molto più avanti rispetto ai due grandi browser. Se installi Brave – puoi farlo anche in ufficio, non servono diritti da amministratore –, il browser blocca la pubblicità in modo permanente.
Ancora meglio: Brave aggira la maggior parte dei blocker di ad blocker, utile, dato che alcuni siti non vengono visualizzati se hai installato un ad blocker. O metti la pagine sulla whitelist o disattivi completamente il tuo ad blocker.
No.
Brave blocca anche il video che viene riprodotto automaticamente.
Internet si affida alla pubblicità, si dice. La pubblicità favorisce il dialogo e la libertà in Internet. La pubblicità consente ai tuoi youtuber preferiti di stare a galla. La pubblicità è l’unica cosa che garantisce la sussistenza alla tua rivista preferita.
Cazzate.
Sai cosa garantisce la sussistenza alla tua rivista preferita e ai tuoi youtuber? Soldi. Non il popup di una o due pubblicità durante il video. Soldi. Quelli che hai nel portafogli o sul conto.
Sai cosa puoi fare con quei soldi? Puoi sostenere i contenuti direttamente. È probabile che il tuo youtuber preferito abbia un profilo su Patreon. Ovvio, ci guadagna anche Patreon, ma permetti anche agli youtuber di sfuggire alla trappola della demonetizzazione. Perché se un youtuber infrange una delle regole (molto vaghe) di YouTube, il video viene demonetizzato. Significa che il creator non riceve soldi perché YouTube pensa che sia proprio immorale anteporci una pubblicità. Se sostieni lo youtuber tramite Patreon con un contributo mensile, in cambio forse ricevi «goodies» o accesso anticipato ai video. Cosa fare se il tuo creator preferito non ha un account Patreon? Chiedi come puoi sostenerlo.
Oppure: Fai come Republik. La rivista offre una prova gratuita di 14 giorni se indichi il tuo indirizzo e-mail. Questo meccanismo è facile da aggirare. Dopodiché die Republik costa 240 franchi all’anno, senza pubblicità. Bello.
In breve: Internet senza pubblicità è possibile. Basta volerlo.
Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.