

Il fil rouge di Liv Interior
Katharina Gellert lavora come designer e tuttofare per il marchio di arredamento tessile Liv Interior. Nell'intervista ci spiega perché, secondo lei, il design possa anche trasmettere dei valori.
Katharina Gellert non aveva nulla a che fare con l'interior design. Ha studiato fashion design ad Amburgo e poi ha fondato un marchio di moda sostenibile insieme ad altre persone. Cosa le mancava? Le tendenze che durano nel tempo. Alla fine, ha trovato pane per i suoi denti presso Liv Interior.
Dal 2020 progetta tessili per la casa e si occupa di tutti i compiti legati alla vendita al dettaglio. Le idee nascono nell'ufficio di Amburgo, che funge anche da showroom e negozio. Vi sono esposti numerosi tappeti e altri oggetti di design che rivelano lo stile del marchio danese-tedesco. Un luogo perfetto per parlare del marchio e del Leitmotiv del design di Katharina.
Perché Liv Interior si è specializzata nel settore tessile?
Katharina Gellert: La scelta del tessile casalingo è stata fatta molto prima del mio arrivo. So che la fondatrice di Liv Interiors, Tina Mirza, ne è sempre stata appassionata e che ama anche lavorare a maglia e all'uncinetto. Il primo prodotto era un tappeto e tutt'oggi il marchio produce principalmente tappeti – perché ci entusiasmano particolarmente. Inoltre, a differenza di altri oggetti, sono spesso realizzati a mano.

Fonte: Pia Seidel

Fonte: Pia Seidel
Dove vengono prodotte le vostre collezioni?
La maggior parte degli oggetti è prodotta in India, mentre le ceramiche e i paralumi provengono dal Vietnam. Per garantire percorsi di trasporto più brevi e per monitorare le condizioni di lavoro più da vicino, gli asciugamani ora sono realizzati in Portogallo e i cuscini e le coperte in Austria. L'idea di avere più produzioni in Europa è sempre un tema.
Quali sarebbero le difficoltà per metterla in pratica?
Apprezziamo moltissimo la collaborazione con i nostri partner indiani e non vogliamo che l'artigianato locale si estingua a quelle latitudini o che si perdano posti di lavoro. Negli ultimi tempi, le cose stanno cambiando in India e sembra che sempre più persone cerchino un lavoro d'ufficio. Inoltre, in Europa sono rimasti pochissimi stabilimenti tessili non automatizzati. Anche quelli più adatti alle nostre esigenze, in genere, esigono acquisti in grosse quantità e noi siamo ancora troppo piccoli per ordini di questo calibro.
Il tappeto da esterno «Dots», che ha circa dieci anni, è ancora un bestseller. È realizzato in bottiglie di plastica riciclate. Come funziona la produzione?
Il tappeto è realizzato con bottiglie di plastica riciclate dal nostro partner in India. Vengono raccolte, pulite, sminuzzate e infine fuse. Dal materiale fuso si ricava un filato pregiato, che viene poi utilizzato dai nostri stabilimenti tessili per realizzare bellissimi tappeti.



Fonte: Pia Seidel
L'utilizzo di materiali riciclati è limitativo in termini di progettazione?
Finora siamo sempre riusciti a realizzare tutte le nostre idee. Solo i tappeti in cotone organico riciclato ci danno meno margine di manovra. I ritagli di tessuto, che vanno poi a formare la base del filato, vengono raggruppati per colore e non vengono tinti nuovamente. Pertanto, possiamo scegliere un colore solo in base alla tavolozza di colori esistente. D'altra parte, il bello è che non esistono due modelli uguali.
Esistono diverse certificazioni di sostenibilità. Su quale puntate voi?
In realtà, volevamo ottenere lo standard GOTS. Tuttavia, i costi per questo sigillo sono molto elevati e il nostro team è troppo piccolo per riuscire a ottenerlo, perché richiede grossi sforzi burocratici. Ma speriamo che in futuro si creino dei servizi a questo scopo, come una società di consulenza sui sigilli che si prende cura delle richieste a livello professionale. Abbiamo invece ottenuto la certificazione Goodweave per tutti i tappeti e gli articoli in PET riciclato. Questo sigillo garantisce sia la protezione dal lavoro minorile che il rispetto dei diritti del personale. I soldi investiti nella licenza del marchio confluiscono anche in progetti di istruzione per bambine e bambini.
Dove cerchi ispirazione per creare una nuova collezione?
In ogni genere di cose: dalla moda ai libri sui pantoni più attuali, fino alle varie correnti architettoniche, come il Bauhaus. Nei suoi viaggi, a volte Tina scopre un'affascinante tecnica di tessitura e ci capita di commissionare una piccola serie di oggetti di quel genere. La produzione, spesso, ha luogo in laboratori di piccoli villaggi. Per far sì che le persone possano lavorare in loco, forniamo loro i materiali necessari. Ad esempio, i paralumi a forma di guscio di lumaca sono stati creati in un villaggio del Vietnam. Gli scialli in pashmina provengono da un piccolo villaggio di montagna dell'Himalaya.

Fonte: Pia Seidel
Ci sono prodotti che, a differenza dei «Dots», proprio non vanno?
Certo! A volte siamo troppo impazienti e vorremmo far fluire subito una nuova tendenza tessile nei nuovi progetti. Ma spesso ci vuole almeno un altro anno finché il trend diventi mainstream. Le federe da cuscino bicolori con motivi geometrici, ad esempio, iniziano a piacere solo ora. Eppure, sono sul mercato da più di un anno.
Qual è l'hype del momento, che potrebbe tramutarsi in un trend globale tra un anno?
Beh, in generale le texture e la percezione aptica stanno guadagnando terreno. Sembra che la gente abbia di nuovo voglia di toccare le cose con mano, in tutti i sensi. Ma qualcosa sta succedendo anche in termini estetici: i tappeti dalle forme organiche stanno diventando sempre più popolari.
Questo, probabilmente, si lega al revival anni Settanta nel settore dell'arredamento, caratterizzato dal linguaggio organico delle forme. Pensi che farete fluire anche questa corrente nelle vostre nuove collezioni?
Aspettiamo ancora un po'. O meglio, preferiamo iniziare con prodotti di piccole dimensioni, come i tappetini per il bagno, prima di avventurarci in grandi progetti.
C'è un prodotto su cui avete lavorato con più energia rispetto ad altri?
Sì, per due tappeti abbiamo ideato una storia: uno si chiama «Human» e mostra i profili di diversi colori di pelle; l'altro si chiama «Diversity» e fa riferimento ai simboli di femminilità e mascolinità, che vengono rielaborati in maniera giocosa, fino a farli diventare unisex e dissolvere i confini tra loro. È proprio questo che amo del design: il fatto che si possano trasmettere dei valori con un prodotto.


Qual è il fil rouge della vostra collezione?
Multiculturalismo, sostenibilità, ma soprattutto interesse per l'artigianato: ci interessa dove e come vengono utilizzati i tessuti. Sin dall'inizio, Tina ha cercato di offrire a un vasto pubblico tessuti sostenibili e a un prezzo equo.

Liv Interior Faces Cushion Cover 45 cm x 45 cm, Rosa

Liv Interior Decorazione da parete con perline 78 x 52 cm, fibra di palma

Liv Interior Coperta Elements 180 x 130 cm, Multicolore

Liv Interior Tappeto Dots 70 cm x 140 cm, Grigio

Liv Interior Cestino di Juta 16 x 16 cm, Oro/Natura

Liv Interior Tappeto in cotone a spina di pesce 70 cm x 140 cm, Verde
Chi sono quelle persone che continuano a cercare soluzioni migliori all'interno del design? Quelle che creano una nuova sedia o un nuovo tavolo nonostante ce ne siano già a volontà? In questa mia serie te ne presenterò alcune. Seguimi per non perderti il prossimo articolo.
Immagine di copertina: Pia SeidelSono la cheerleader del buon design e ti informo su tutto ciò che ha a che fare con l'arredamento, parlandoti delle ultime trovate dell’interior design – dalle più semplici alle più sofisticate – mostrandoti i nuovi trend e intervistando le menti creative del design direttamente sul loro posto di lavoro.