
Retroscena
Mamma, quando seminiamo i pomodori?
di Ann-Kathrin Schäfer
Profonda 180 centimetri. Larga 75 centimetri. Lunga 220 centimetri. Sono queste le misure di una tomba standard per adulti.
Il metallo incontra il metallo. Pietre su legno. Sullo sfondo, si sente il ronzio costante di un escavatore. Di volta in volta, si sente il suono della vanga che smuove il terreno. Sembra più un cantiere che un cimitero. I responsabili sono i becchini del cimitero di Hörnli, il più grande luogo di riposo della Svizzera, ai margini della città di Basilea, a Riehen. In questa soleggiata giornata invernale non c'è nulla di triste in questi 54 ettari. Non come nei film horror a basso costo, dove la nebbia serpeggia tra le tombe e ogni visitatore è in nero – sia di abbigliamento che d’umore. No, gli addetti sono vestiti con abbigliamento catarifrangente giallo-verde conforme alle norme SUVA. «Solo durante le esequie siamo vestiti di nero», dice il becchino Simon Bannier. Lui e i suoi colleghi sono responsabili per le sepolture.
Simon inizia a scavare con l’escavatore. La pala è roba del passato. Con la benna prensile raccoglie il primo carico di terra, come un gancio che pesca i peluche. Al contrario del gioco, però, a Simon non cade nulla, bensì manovra la terra con fermezza fino alla fossa ancora aperta. Con l’apertura di una tomba, avviene contemporaneamente la chiusura di un’altra. Anche in un cimitero si lavora in modo efficiente. «Aspettiamo che tutti i presenti se ne siano andati, perché il lavoro sembra brusco e poco compassionevole», dice Simon. Le pietre battono sul legno. La terra viene fatta cadere a macchina sulla bara. Prima che arrivi il riposo eterno, c’è un bel baccano. Niente per i deboli di cuore, che devono ancora superare la perdita di una persona cara.
Simon è affiancato da Pascal Nobs, che si occupa dei compiti manuali: allentare la terra che si è bloccata con una forca da giardino e rimuovere o montare le placche di metallo. Ogni tomba è allestita tra lo scavo e la chiusura in modo che le pareti laterali mantengano la loro forma. La loro attrezzatura comprende anche un casco per la protezione personale. Si concentra sui movimenti dell'escavatore e sa esattamente cosa fare e quando. Ai due becchini non servono parole.
L'onnipresenza della morte non sembra impressionare nessuno qui. «All'inizio bisogna abituarsi un po', ma poi è quasi un lavoro come un altro. Inoltre, ci sono cresciuto. Mio padre era un becchino fino a quando non è andato in pensione qualche anno fa», racconta Simon. Conosco più storie del genere da famiglie di medici o di contadini. Essere becchino non è esattamente il classico lavoro dei sogni di un bambino. «In realtà, ho sempre voluto diventare un meccanico per automobili, cosa che purtroppo non ha funzionato. Alla fine sono diventato meccanico di veicoli a due ruote». Il lavoro non lo rendeva felice e così, poco dopo aver completato la sua formazione, ha deciso di seguire le orme del padre. «Mi piace stare fuori e lavorare con le mani».
Reto Hufschmid, vicedirettore dell'Hörnli, dice che si deve saper reggere il fatto di essere circondati da persone decedute durante la manutenzione delle tombe. Dà informazioni più e più volte mentre gli altri due sono assorbiti nel lavoro. Ogni dipendente del cimitero viene messo a conoscenza di tali scenari durante il colloquio di lavoro. «Non tutti possono sopportare la morte in questa misura. Alcuni candidati hanno dovuto interrompere il loro giorno di prova, perché erano troppo impressionati dalle circostanze». Questo non è un problema per i circa 25 dipendenti al momento, che scherzano e ridono all'ora di pranzo – come lo si fa in molti altri lavori. C'è solo una cosa che tocca tutti anche dopo anni: i funerali dei bambini. «La morte fa parte della vita, ma i bambini non hanno nemmeno avuto la possibilità di vivere. Fa riflettere sul perché certe cose siano dovute accadere», dice Simon.
Che sia anziano o giovane, a ogni abitante di Basilea spetta un posto di sepoltura nell’Hörnli, che sia in una bara o in un'urna. Per 20 anni, la tomba appartiene ufficialmente ai resti mortali di una persona, dopo di che rimane inutilizzata per cinque anni. Solo terminato questo periodo, la tomba viene rimessa in utilizzo. In quella tomba ci sarà un’urna se prima vi era una bara, e viceversa. L'Hörnli effettua ogni anno circa 200 sepolture di questo tipo. «La maggior parte dei defunti sono di fede cattolica», dice Reto. Ma non solo i cristiani trovano qui il loro ultimo riposo. «Su un campo separato, le tombe per i defunti musulmani sono orientate verso la Mecca», spiega Reto.
Le differenze non si vedono solo nella fede, ma in ogni sepoltura che avviene nell'Hörnli. «A volte è presente una sola persona alle esequie, altre volte sono tantissime. A volte piangono in modo straziante, altre volte ridono e suonano musica», continua Simon. «Ci sono occasioni in cui devo assumere il ruolo di addetto alla sicurezza, per non lasciare che i parenti si buttino nella tomba. La tristezza e la disperazione possono essere enormi», aggiunge Pascal. Ma una cosa è la stessa per tutti i funerali. La cosiddetta configurazione definitiva della tomba viene completata solo dieci mesi dopo la sepoltura. Dopo sette mesi viene eretta la lapide, quando la terra si è sufficientemente assestata. Infine, lungo il percorso pedonale viene stesa una striscia di prato e viene piantata una copertura uniforme del terreno.
Oltre alla configurazione della tomba, l'Hörnli si occupa spesso anche della manutenzione. Delle 30 000 tombe in uso, circa il 65% è gestito dal personale del cimitero, il 30% dai familiari e il 5% da giardinieri privati. Allo stesso tempo, negli ultimi anni si osserva una crescente negligenza. «Le visite dei parenti diminuiscono con il passare degli anni. Ad un certo punto, la tomba non viene quasi più visitata», racconta Simon.
È passata un’ora da quando Pascal e Simon hanno iniziato il loro lavoro. I macchinari sono spenti, le placche di metallo sono state tolte lateralmente, la tomba è chiusa. Con entrambe le mani, Simon posiziona un grande bouquet di rose rosa, gialle e arancioni e due nastri decorativi sullo strato di humus appena applicato. «Addio» è la scritta che si legge sul nastro. Torna il silenzio.
Ampliare i miei orizzonti: si riassume così la mia vita. Sono curiosa di conoscere e imparare cose nuove. Le nuove esperienze si nascondono ovunque: nei viaggi, nei libri, in cucina, nei film o nel fai da te.