Retroscena

L'ultima spiaggia del cellulare – parte 2: come smaltire le sostanze inquinanti

Mercurio nei neon, PCB nei condensatori, ritardanti di fiamma nelle materie plastiche: i componenti con sostanze nocive delle vecchie apparecchiature elettriche ed elettroniche vengono rimossi tramite un lungo processo manuale negli impianti di rottamazione prima che il resto vada a finire nel trituratore.

Spazzolini elettrici, frullatori a immersione, computer e schermi piatti, vecchi televisori a tubo catodico, lettori CD, macchine da caffè, trapani a batteria, lampade e altre apparecchiature di cui non riesco a riconoscere la funzione originale: nella grande sala dello stabilimento di rottamazione del Dock di San Gallo ci sono pile di pallet carichi di apparecchi elettronici guasti o semplicemente abbandonati. All'ingresso le pile di pallet sono talmente alte da non vedere il contenuto al loro interno.

Se è prezioso o dannoso viene rimosso

Circa 165 tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche vengono consegnate qui ogni mese con un camion, in modo che i dipendenti della Solenthaler Recycling AG (Sorec) possano effettuare il cosiddetto disinquinamento, termine tecnico che indica la rimozione delle sostanze inquinanti. Durante questa procedura si cerca di rimuovere tutti i componenti contenenti sostanze preziose o nocive dai vecchi apparecchi e lo si fa manualmente.

Questa batteria si è gonfiata. Il dispositivo per ora viene solo imballato nella plastica e riposto in modo sicuro nel barile d'acciaio. La batteria verrà disassemblata solo posteriormente sul banco di lavoro di sicurezza.
Questa batteria si è gonfiata. Il dispositivo per ora viene solo imballato nella plastica e riposto in modo sicuro nel barile d'acciaio. La batteria verrà disassemblata solo posteriormente sul banco di lavoro di sicurezza.

«Ciò che arriva qui viene innanzitutto pesato e smistato», spiega Markus Stengele, tecnico ambientale e responsabile di qualità e ambiente presso Sorec, che mi mostra l'impianto di rottamazione. Il Dock di San Gallo appartiene al Dock Group e, come molte delle circa 80 imprese di rottamazione in Svizzera, è un'impresa sociale del mercato del lavoro secondario. Ciò che non può essere smontato viene smistato. Ad esempio, gli apparecchi che possono contenere olio – come tosaerba, motoseghe o fornelli a libera installazione – vengono caricati su un pallet separato e frantumati solo dopo la rimozione dei liquidi. Vengono smistati anche apparecchi per la climatizzazione e la refrigerazione, in quanto possono contenere refrigeranti dannosi per il clima. «Questi liquidi possono essere estratti solo in un impianto speciale, perciò li trasferiamo a un'impresa di riciclaggio di frigoriferi», spiega Stengele.

Viene estratto tutto ciò che si può estrarre a un costo ragionevole.
Hein Böni, Empa

Il lavoro vero e proprio si svolge sui tavoli all'interno del padiglione: gli addetti prendono i dispositivi dai pallet, rimuovono le batterie e gli accumulatori laddove è possibile farlo in sicurezza, tagliano cavi e spine, aprono gli alloggiamenti, rimuovono i materiali riciclabili come i circuiti stampati o i materiai plastici di qualità oltre ai componenti noti per il loro contenuto di sostanze nocive.
«Viene estratto tutto ciò che si può estrarre a un costo ragionevole», afferma Heinz Böni, che dirige il gruppo di ricerca sui materiali critici e l'efficienza delle risorse presso il laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca Empa e che da circa vent'anni si occupa di questioni relative alla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Le vecchie radio e i vecchi condensatori contengono tutt'oggi PCB tossici

Secondo Böni, uno degli inquinanti più importanti presenti in questi dispositivi è tutt'oggi il PCB, abbreviazione di policlorobifenile – una miscela di sostanze che in passato veniva usata per l'isolamento di condensatori e trasformatori. È vietato in Svizzera dal 1986, poiché nocivo per l'uomo e l'ambiente, si degrada molto male e può finire nella catena alimentare. Secondo Böni, il PCB non rappresenta più un problema nei nuovi apparecchi e anche nelle vecchie apparecchiature si trovano sempre meno condensatori contenenti questa miscela. Tuttavia, di tanto in tanto si trovano ancora, soprattutto nelle vecchie radio e talvolta nei forni a microonde o nei supporti dei tubi al neon. «Pertanto, il PCB è ancora un problema e molte delle sostanze che nel frattempo lo hanno sostituito sono anch'esse problematiche», dice Böni. Per questo motivo, tutti i condensatori fino a 25 millimetri vengono tuttora rimossi in modo da essere poi distrutti nell'inceneritore ad alta temperatura. Eppure, esaminando il materiale polverizzato che esce dalle aziende di riciclaggio, si trovano ancora tracce di PCB e non si sa esattamente da dove vengano.

Il mercurio svizzero viene depositato in Germania

Un'altra sostanza pericolosa presente nei nostri vecchi apparecchi è il mercurio. Si trova, ad esempio, nelle piccole lampadine fluorescenti che illuminano gli schermi piatti di prima e seconda generazione o negli interruttori a contatto di alcuni elettrodomestici, come nelle vecchie lavatrici. «Il mercurio è altamente tossico e, a differenza del PCB, non può essere distrutto», spiega Böni. La Batrec Industrie AG di Wimmis lo recupera da alcuni rifiuti, ma oggigiorno il materiale viene solitamente depositato sottoterra in discariche di sicurezza. Il materiale contaminato da mercurio proveniente dalla Svizzera finisce così nella discarica sotterranea di Heilbronn, in Germania.

Una piccola lampadina fluorescente tirata fuori a mano da uno schermo.
Una piccola lampadina fluorescente tirata fuori a mano da uno schermo.

Altre sostanze inquinanti rilevanti sono i ritardanti di fiamma contenuti nella plastica di molti apparecchi, che si riscaldano durante l'uso. Ad esempio negli alloggiamenti di computer, notebook, stampanti, asciugacapelli o aspirapolvere. «Le materie plastiche con ritardanti di fiamma devono essere ritagliate e bruciate», spiega Böni. Secondo Böni, la maggior parte della plastica di vecchi dispositivi svizzeri viene trasferita all'azienda MGG Polymers in Austria: «L'azienda è in grado di separare tutto in modo pulito».

Circa il 30-40 percento della plastica non è contaminata da sostanze inquinanti o solo così poco da poterci ricavare nuova plastica. Tuttavia, poiché l'UE sta inasprendo sempre più i limiti sui vari inquinanti, sempre meno materie plastiche possono essere riutilizzate. La plastica riciclata viene solitamente riutilizzata in apparecchi informatici o elettrodomestici. Secondo Böni, diversi grandi produttori di elettronica la utilizzano. «Ma spesso non lo comunicano, poiché risulta che i clienti talvolta non acquistano le apparecchiature se sanno che è stata utilizzata della plastica riciclata. Temono che siano di qualità peggiore anche se viene utilizzata solo nell'alloggiamento del dispositivo».

Controlli rigorosi per gli impianti di rottamazione

La rimozione e l'eliminazione sicura dei refrigeranti e propellenti presenti, ad esempio, nei frigoriferi e nei condizionatori d'aria, è fondamentale per la salvaguardia del clima. «Molte di queste miscele contengono potenti gas serra che sono 1 000 volte più dannosi del CO2», afferma Flora Conte, scienziata ambientale e responsabile di progetto della divisione di consulenza ambientale della Carbotech AG, che effettua regolarmente audit agli impianti di rottamazione e riciclaggio per conto dei centri di raccolta SENS e Swico. In qualità di revisore, controlla in loco se vengono rispettate le norme di stoccaggio sicuro, se il materiale viene smistato correttamente, se vengono recuperati tutti i pezzi riciclabili e se vengono rimosse tutte le sostanze inquinanti che dovrebbero essere estratte dallo specifico impianto di rottamazione. Controlla anche i flussi di sostanze, cioè quanto materiale entra ed esce, in quale forma e dove vanno a finire le singole particelle.

I dipendenti necessitano di conoscenza tecnica

«Fanno il loro lavoro al meglio delle proprie capacità», afferma Conte. «Ma è difficile riconoscere le singole parti e smistare tutto correttamente». Le apparecchiature e la tecnologia sono in continua evoluzione e, allo stesso tempo, i dipendenti degli impianti di rottamazione devono avere familiarità anche con apparecchi prodotti 30 o 40 anni fa. Come nel caso di sorgenti luminose di lampade, schermi o stampanti: dove si trova il mercurio? Dove viene già utilizzata la tecnologia a LED? O si tratta ancora di una vecchia lampadina a incandescenza? «Per identificare e smistare tutto correttamente, i dipendenti necessitano di esperienza e conoscenza tecnica», spiega Conte. Di tanto in tanto, nota che le nuove informazioni trasmesse da una determinata azienda di riciclaggio non arrivano all'impresa di rottamazione: «Così noto, ad esempio, che in quel determinato impianto i dipendenti non sono ancora stati informati delle pompe di calore presenti nelle asciugatrici. A volte rileva anche piccoli errori durante lo smistamento. Le lavatrici, ad esempio, hanno condensatori diversi e talvolta alcuni non vengono riconosciuti come tali.

Le aziende di riciclaggio ottengono parte della tariffa di riciclaggio anticipata (TRA)

Molto spesso anche una corretta conservazione delle batterie al litio è problematica. «Le batterie al litio, soprattutto quelle difettose, possono causare un incendio. Se non vengono indentificate o finiscono nel contenitore sbagliato, sono come una bomba ad orologeria». Rispetto al passato, le apparecchiature elettriche ed elettroniche di oggi sono meno tossiche, ma sono anche più piccole, saldate in maniera più ermetica, più compatte e quindi più difficili da aprire e riciclare. E sempre più spesso contengono batterie o accumulatori, talvolta anche nascosti. La rimozione delle sostanze inquinanti richiede tempo e denaro, perciò il riciclaggio professionale è oneroso tanto da non coprire i costi, sottolinea Conte. Per questo motivo, le imprese di riciclaggio autorizzate dalla fondazione SENS e dall'associazione dei produttori Swico ottengono fondi dalla tariffa di riciclaggio anticipata. «Se le aziende di riciclaggio agissero sul libero mercato e a scopo di lucro, non farebbero tutto quello che fanno ora. Si arricchirebbero con il rame e i circuiti stampati, ma probabilmente recupererebbero il metallo rottamando direttamente le lavatrici, senza smontarle e smistarle. I centri di riciclaggio non ci guadagnano nulla a non rilasciare PCB nell'ambiente. Ma per l'ambiente, ogni chilo di PCB rimosso dai vecchi apparecchi vale oro».

Gli accumulatori e le batterie vengono depositati in speciali fusti d'acciaio. Anche i dispositivi con batterie difficilmente rimovibili vanno a finire in questi barili.
Gli accumulatori e le batterie vengono depositati in speciali fusti d'acciaio. Anche i dispositivi con batterie difficilmente rimovibili vanno a finire in questi barili.

E le batterie degli stivali di gomma che si illuminano a ogni passo?

«I circuiti stampati non finiranno mai in una discarica, perché sono una grande fonte di guadagno», spiega Markus Stengele di Sorec. «Ma se li spedissi in India o in Pakistan, li cospargerebbero di benzina o olio di scarto per incendiarli all'aria aperta e bruciare la plastica. Ovviamente, noi vogliamo evitare che ciò accada, per questo vengono effettuati controlli regolari e minuziosi dalle autorità competenti». I circuiti stampati estratti da computer desktop, portatili o telefoni cellulari che vengono trasferiti alla fonderia in Belgio necessitano dunque di un permesso speciale, che deve essere rinnovato ogni due anni. Mentre passeggio con Stengele per la sala del Dock San Gallo, passando davanti a pallet stracolmi di cavi tagliati, lampadine a risparmio energetico o a LED, toner e cartucce, circuiti stampati, piastre di plastica di schermi piatti o altri pezzi smistati da vecchi apparecchi e passando davanti a due fusti d'acciaio pieni di accumulatori e batterie di ogni tipo, mi vengono in mente gli stivali di gomma rosa che ho comprato a mia figlia di cinque anni. Quelli che si illuminano a ogni passo. Non ho pensato a tutto ciò quando li ho comprati, anche perché mia figlia non voleva assolutamente saperne di provarne degli altri. Probabilmente, una volta rotti, non potrò semplicemente gettarli nella spazzatura, perché da qualche parte all'interno delle suole – che sono talmente ermetiche che mia figlia può letteralmente tuffarsi nelle pozzanghere senza bagnarsi – ci saranno delle piccole batterie. Pensando al lavoro che dovrà fare, colui che dovrà tirarle fuori, mi chiedo se è stato veramente intelligente acquistare proprio quegli stivali. Devono proprio illuminarsi a ogni passo?

Il riciclaggio funziona, ma il problema è che consumiamo troppo

E mi viene in mente anche quello che mi ha riferito Flora Conte durante la nostra conversazione telefonica. «Il riciclaggio in Svizzera funziona benissimo. Il nostro problema principale non è la tecnologia, ma il nostro consumo spropositato. Tutti i dispositivi che utilizziamo e tutte le materie prime che devono essere estratte. È qui che si lamenta un forte impatto ambientale, anche se il riciclaggio viene svolto in maniera esemplare». Flora Conte dice di essersi dovuta abituare al fatto di confrontarsi sempre più spesso con apparecchi ancora piuttosto nuovi, che potrebbero essere utilizzati ancora a lungo. La terza parte di questa serie di articoli tratterà proprio di questi aspetti e cioè di come vengono trattate le vecchie apparecchiature elettriche ed elettroniche in altre parti del mondo, del problema dell'estrazione delle materie prime e delle terre rare in esse contenute e del perché dovremmo usare i nostri elettrodomestici il più a lungo possibile prima di smaltirli in modo appropriato.

Ti sei perso la prima parte della serie? Ecco qui l'articolo. Leggilo e scopri quanto è difficile rimuovere una batteria da un vecchio smartphone.

  • Retroscena

    L'ultima spiaggia del cellulare – Parte 1: come salvare i materiali riciclabili

    di Martina Huber

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Come giornalista scientifica freelance, amo scrivere articoli sulla salute, l'ambiente e la scienza.


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