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Warner Bros. e HBO Max: battaglia contro il cinema
di Luca Fontana
Il cinema sta morendo. Forse. Lo sapremo con certezza solo alla fine della pandemia. Fino ad allora un commento sul fascino del grande schermo, sui popcorn eccessivamente costosi e sul «noi» dolorosamente mancante.
Si sta facendo buio nella sala cinematografica. Forse per sempre. Almeno è così che ci si sente quando, in un anno afflitto dalla pandemia, le misure di protezione comportano la chiusura delle sale in tutto il mondo. Questo costringe gli studi cinematografici a rimandare i loro film all'infinito. Non ha senso mettere in circolazione i film se quasi nessuno riesce a vederli. Ma dove i cinema non hanno ancora chiuso i battenti, c'è un ristagno.
Chi va al cinema quando non c'è niente di nuovo da vedere?
I cinema temono per la loro stessa esistenza. Il fallimento è imminente. Anche per gli studi cinematografici. La Warner Bros., lo studio che ha coraggiosamente intrapreso la lotta contro i cinema vuoti con «Tenet» l'estate scorsa, cerca di boicottare i cinema. Lo studio vuole far uscire i suoi film del 2021 sul proprio servizio di streaming HBO Max in concomitanza con l'uscita al cinema.
Solo 12 mesi dopo uno degli anni cinematografici di maggior successo di tutti i tempi.
Il cinema sta morendo? Spero di no. Nessuna superiorità tecnologica nella qualità dell'immagine e del suono, né il divano di casa possono darmi quello che mi dà il cinema.
Io amo il cinema.
Cosa rende speciale il cinema? La sensazione stessa del cinema. Leggo sempre roba simile. Ma cosa sia esattamente questa sensazione leggendaria, nessuno sa spiegarlo con precisione. Forse perché non è lo stesso per tutti. Ed è giusto così. Il lettore NeXus-9, per esempio, ha lasciato un commento sotto l'articolo sulla Warner Bros. di cui sopra:
«Vado al cinema solo per l'esperienza in sé e per poter vedere i film il prima possibile. Tuttavia, quella sensazione speciale si affievolisce sempre più se si pensa alla tecnologia odierna e ai prezzi sempre più accessibili».
NeXus-9, come anche altri lettori e lettrici, in termini di tecnologia affermano che la qualità dell'immagine e del suono è migliore grazie a HDR, Dolby Vision e Dolby Atmos rispetto al grande schermo illuminato da un proiettore.
Non hanno torto. Tranne, secondo me, in termini di suono. Tuttavia, questo dipende anche dalla sala cinematografica. Ma non importa. Cambiamo argomento. Per me personalmente, non è il tipo di sensazione cinematografica che fa la differenza, bensì la componente sociale. È chiaro. Chiediti: quante volte sei andato al cinema solo ed esclusivamente per gli aspetti tecnologici del grande schermo?
E quante volte invece per far qualcosa con gli amici? O con la famiglia? Oppure un appuntamento?
Il cinema crea un senso di comunità. Il cinema fa incontrare le persone. Il cinema unisce. Almeno per quelle due o tre ore, in cui persone di origini, storie di vita e gusti diversi decidono di guardare un film – insieme.
Durante il film, noi siamo un gruppo.
Forse è la gioia dell'attesa. O l'emozionante sensazione che unisce tutti coloro che entrano nel cinema, riccamente attrezzati di popcorn, gelati e bevande costosissimi. È contagioso. Solidarizza.
Penso a grandi momenti come in «Star Wars – Episodio II: L'attacco dei cloni», quando uno spettatore vestito da Boba Fett è entrato casualmente nella sala e si è unito a un gruppo di Jedi che non conosceva. Avevo circa 14 anni. Il film in sé non mi ha impressionato tanto quanto questa scena.
Questa è la comunità.
Un film invita anche a parlare. Durante la pausa o dopo i titoli di coda parliamo della performance di Christian Bale in «Le Mans '66 - La grande sfida» oppure discutiamo la trama di «Tenet». Gli estranei si uniscono alla discussione, mentre io partecipo alle conversazioni degli altri. Conosco persone che non avrei mai incontrato in circostanze diverse.
Eccola di nuovo, la comunità.
Il senso di comunità continua anche durante il film. Ricordo quando ho visto «Rogue One: A Star Wars Story» al cinema. Il momento in cui Darth Vader accende la sua spada laser rosso sangue nel corridoio buio.
Un momento di silenzio spettrale. Pelle d’oca. Poi la fuga, le immagini dei corridoi bianchi della Tantive IV. Poi Leila. «Speranza», dice. Titoli di coda. E tutta la sala scoppia in un applauso. Nessuno ha la minima idea di quanto sarebbe stato discusso il volto CGI dell'attrice Carrie Fisher nei forum e nei blog.
O i due precedenti film di «Avengers». Entrambi vissuti in anteprima. L'atmosfera nella sala. Il tifo, lo scherno, e infine anche il pianto. Nessun Dolby Vision del mondo può sostituire tutto questo. Anche se ci sono degli idioti che masticano popcorn come se tutta la stanza volesse sentirlo, anche se devono fare silenzio.
Non importa quanto sia diviso il mondo. Nel cinema siamo uniti. Mi manca quel tocco umano a casa. Hai mai visto una commedia da solo? Noioso. Solitamente. Al cinema anche le commedie più scadenti sono divertenti. Semplicemente perché ci sono sempre degli estranei che ridono. E io rido con loro. Noi ridiamo.
Noi.
Uno dei miei momenti cinematografici più emozionanti è stato la scorsa estate, al di là del cinema blockbuster, guardando «Un amico straordinario». Un film su Fred Rogers, che negli anni '60 è stato uno dei pochi a parlare di argomenti seri come il razzismo, la violenza, la morte e il divorzio nel suo programma per bambini. Su sentimenti che di solito vengono messi a tacere perché sono scomodi e molti di noi non hanno mai imparato a gestirli.
Nemmeno in età adulta.
In tutta la sala c'era questo sentimento inespresso di amore, affetto e compassione l'uno per l'altro, nonostante tutto il cinismo che noi adulti a volte costruiamo come un muro protettivo. Soprattutto in tempi di pandemia, di isolamento e dell'immagine dell'uomo come potenziale nemico creata dai media, perché potrebbe portare un virus dentro di sé.
Non era una sensazione da cinema. Questa era la magia del cinema.
Non parlo per te. Né per altri. Parlo solo per me. Per la sensazione che mi dà una sala cinematografica gremita. Una sensazione che nemmeno il più grande televisore OLED 8K con sistema audio surround può darmi: la sensazione della comunità, del «noi».
Certo, amo la mia casa. Il mio divano IKEA. L'accogliente serata Netflix, la mia ragazza in braccio, un po' di vino rosso, una pizza pronta e delle serie sensazionali. Ma il cinema... per me non è solo il posto che profuma sempre di popcorn.
Per me il cinema è la magia della comunità.
La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot».