Test del prodotto

Dahu Écorce: più di un semplice scarpone da sci

Duro fuori e morbido dentro. L'esoscheletro dà stabilità sulle piste e il morbido scarponcino al suo interno ti permette di camminare in tutta comodità. Il Dahu Écorce suona favoloso e lo è, nel vero senso della parola.

Gli scarponi da sci sono sempre stati un tasto dolente per me. Realizzati in plastica, piuttosto scomodi, tutt'altro che belli, una vera e propria zavorra ai piedi appena tolti gli sci. E oltretutto costosi, visto che devono durare diversi anni. Non saprei neanche dire da quanti anni uso i miei vecchi scarponi. Ma una cosa è certa: il loro tempo sta per scadere. È già da qualche anno che penso di dovermene comprare un paio nuovo, eppure non lo faccio. Quando mi è stato chiesto di testare gli scarponi Dahu, ovviamente, ho colto l'occasione al volo.

Premessa: non sono uno sciatore provetto. Pertanto, in questo articolo non mi concentrerò sul grado di flessibilità dello scarpone o su come si comporta quando lo si porta al limite. Sono uno sciatore intermedio. La mia velocità di discesa è nella media. La mia tecnica anche. E lo stesso vale per la mia età. Sono tipicamente mediocre, più o meno come te, forse. E mi trovo in quel momento della vita in cui il comfort e la qualità stanno lentamente acquisendo sempre più importanza. Sono senza dubbio un fanatico dei prodotti versatili che occupano poco posto in valigia. Mi piace quando posso fare a meno di qualcosa e usarne una in due modi diversi. Se poi questa cosa è anche esteticamente bella, tanto meglio. A prima vista, il Dahu Écorce 01 calza a pennello.

Cosa ottieni?

A questo punto vorrei salutare e ringraziare ufficialmente il mio postino, che consegna pacchi a iosa. Chiedo scusa, alcune consegne sono dovute a scopo puramente professionale. Con grande impazienza, attendo che arrivi la grande scatola di Dahu, perché ordinare gli scarponi da sci online è alquanto speciale. Calzeranno bene? O saranno troppo stretti? Mi sono misurato la pianta del piede in base alla tabella delle dimensioni e mi sono ritrovato a metà tra il 28,5 e il 29. Dopo essermi consultato brevemente con un collaboratore di Dahu, mi viene inviata la taglia più grande, che corrisponde al mio normale numero di scarpe (44/45). Il flex, cioè il grado di rigidità, varia dal 120 al 135. Opto per il modello più flessibile (120), che dovrebbe adattarsi al mio livello di sci: «con un flex da 120, questo scarpone da sci è ideale per la maggior parte degli sciatori che desiderano stabilità senza rinunciare a un alto grado di comfort». Sono proprio io, diciamolo.

I modelli femminili hanno un flex da 90 e 110. Questo tipo di scarponi da sci è disponibile in vari modelli: da quelli più chic con lo scarponcino in pelle scamosciata, alla variante più semplice in tela, che è quella che sto testando io ed è comunque di altissima qualità e poi io posso benissimo fare a meno della pelle. Dopo averli provati la prima volta mi sento incredibilmente sollevato ed entusiasta sia del comfort che del look. Ci sta.

Chi è Dahu?

Non conoscevo il marchio Dahu finora. Fondata nel 2008 nel Canton Friburgo, l'azienda oggi ha sede nel Canton Vaud e produce in Italia con lo scopo di «definire nuovi standard dinamici per lo sci alpino d'eccellenza». Forse finora guardavo semplicemente solo gli scaffali più economici. Non conoscevo nemmeno l'omonima creatura mitica con la quale sento di potermi identificare. Questo mammifero quadrupede sarebbe «caratterizzato dall'avere le gambe asimmetriche, quelle di destra più lunghe di quelle sinistre (o viceversa), per muoversi meglio sui ripidi pendii montani», si legge in Wikipedia. Io ho una anatomia simile. Ora vediamo se mi troverò meglio con il Dahu – con lo scarpone da sci intendo – e cioè se l'idea dell'esoscheletro attorno allo scarponcino funziona o meno.

Ti presento il dahu.
Ti presento il dahu.
Fonte: Wikimedia Commons/CC BY 3.0/Philippe Semeria

Aspettative

Dopo aver provato gli stivali a casa mia, non vedo l'ora che arrivi la settimana bianca tra Natale e Capodanno. L'unico neo delle vacanze invernali è il dover preparare le valigie con tutto l'ambaradan: attrezzatura da sci, slitte, abbigliamento invernale, cibo – se vai in montagna con la tua famiglia, hai la macchina piena da scoppiare. Per cercare di contenere almeno i miei bagagli, prendo il minimo indispensabile. Finora, usavo gli Xnowmate come scarponcini da montagna, che sono super leggeri, non occupano troppo spazio nello zaino e tornano sempre utili quando non ne puoi più degli scarponi da sci. Ma ora punto tutto sul combo di lusso firmato Dahu. In questo periodo di pandemia vorrei evitare di salire su una Gondola. Il mio piano? Salita a piedi e discesa con i Crossblade, oltre a passeggiate e discese in slitta. Per le risalite con gli sci, sono ammesse solo le ancore e i piattelli. Gli scarponcini interni e lo scheletro esterno devono dare prova di sé non solo sulle piste, bensì anche in altre situazioni. Così partiamo per l'Oberland bernese.

Quest'inverno ho fatto più escursioni che mai
Quest'inverno ho fatto più escursioni che mai

Esperienze: prima parte – lo stivaletto

Fodera in tela 900D, strato isolante in EVA, membrana impermeabile, suoletta Primaloft, suola in gomma vulcanizzata: le specifiche suonano bene, ma dicono poco. Provare per credere! Per una settimana li uso giornalmente per salire pendii di circa 700 metri di dislivello. Il risultato? La prima impressione mi colpisce e mi mette di buon umore. Spogliato del suo esoscheletro, il morbido stivaletto bianco e nero oltre a essere chic è anche comodo e caldo. Allentare la linguetta facilita la salita a piedi, e il sistema di allacciatura rapida si stringe più velocemente di quanto io riesca a infilare il cordoncino extra-lungo sotto l'elastico della linguetta.

Lo scarponcino calza perfettamente e si sente che non è fatto solo per camminare o scendere in slitta. Troppa libertà di movimento in uno scarpone da sci sarebbe fatale. Visivamente, spicca la suola bianca e nervata, che quando viene inserita nell'esoscheletro rimane ben salda grazie alle proprietà antiscivolo, il che è ideale sulle piste. Le scanalature longitudinali del profilo si adattano perfettamente alle corrispettive parti rialzate all'interno del guscio.

Il profilo della scarpa non delude neanche durante le escursioni a piedi. Indossando questi stivaletti, dopo aver bevuto il vin brulé dell'après-ski, potrai camminare allegramente e in tutta comodità dagli impianti di risalita all'appartamento di vacanza, senza scivolare. All'inizio mi chiedevo se non fossero troppo rigidi per le lunghe escursioni. Ma dopo ore di camminata sui sentieri invernali e salite a piedi nella neve fresca, la qualità di queste scarpe mi ha proprio convinto. Sono calde, ermetiche, rimangono ben salde ai piedi, la suola è antiscivolo e io ci cammino bene, purché non stringa troppo i lacci.

Esperienze: seconda parte – la metamorfosi

Se c'è un momento in cui ho maledetto queste scarpe, è stato quando ho dovuto infilare per la prima volta lo stivaletto nell'esoscheletro brevettato «Corsair». È il clou del sistema e ci vuole un po' per abituarcisi. Una volta aperte le due fibbie dell'esoscheletro, ti basta sganciarle sul lato opposto e ripiegare la parte anteriore. Sopra il tallone, c'è un pulsante che sblocca la parte posteriore. È stabilizzata da una barra di alluminio chiamata «Power Beam», che dovrebbe fornire una buona trasmissione di potenza. Una volta ripiegata la parte posteriore, puoi entrare e uscire dal guscio. Sembra facile, ma ovviamente si genera un certo attrito.

Questo pulsante sblocca la parte posteriore
Questo pulsante sblocca la parte posteriore

È come il cammello che passa dalla cruna dell'ago. Visto che lo stivaletto deve rimanere ben saldo all'interno del guscio, quando cerchi di infilarlo nell'esoscheletro devi fare i conti con una certa resistenza. La suola in gomma non scivola e il guscio in plastica è poco più largo della scarpa stessa. Dicono che la Grilamid, cioè il tipo di plastica utilizzato, sia dimensionalmente stabile indipendente dalla temperatura e la sua intera costruzione offra un «flex progressivo». Significa che più forza eserciti, più forte sarà la resistenza. È un po' come avviene con la forcella di una mountain bike.

Fin qui tutto bene, ma ci vuole un po' di pratica. Inizio col tirare la linguetta posteriore, ma la plastica dura quasi mi taglia le dita mentre riesco finalmente a infilare lo scarponcino all'interno del guscio. La seconda volta sembra tutto più semplice. Se arcuo leggermente la parte anteriore del guscio, lo scarpone sembra scivolare più facilmente nella posizione corretta. Per farlo, devo togliermi i guanti e stare attento a non gelarmi le mani. Ci vuole un certo sforzo, ma ne vale la pena, perché una volta dentro il piede rimane ben saldo. Se vuoi dare un'occhiata allo spettacolo, guarda il video delicatamente accompagnato dal vento di Hasliberg.

A proposito, in dotazione c'è anche una tracolla che puoi infilare negli esoscheletri per portarli in giro per il paese a mo' di borsetta Gucci. Puoi agganciarvi anche i bastoni, inserendoli nell'apertura dei gusci. È utile a meno che tu non abbia già un'altra soluzione. Io sono riuscito a metterli nello zaino. Nella mia taglia, ogni esoscheletro pesa 1243 grammi e ogni stivaletto 975 grammi. Dunque in totale fanno circa due chili per piede.

Esperienze: terza parte – l'esoscheletro

Le parti che tramutano lo scarponcino in scarpone da sci vengono fissate da due fibbie e una chiusura in velcro. Un altro elemento stabilizzante è la barra di alluminio nella zona del tallone di cui ho già scritto sopra. Appena li metto, la mia posizione cambia. Sento l'aumentare del peso e sento i miei piedi ancora più compressi. Ma il bello è che il comfort rimane eccellente. Ai miei piedi, sento ancora la stessa comodità degli scarponcini morbidi, che non può essere paragonata neanche lontanamente alla sensazione che provavo indossando i miei vecchi scarponi. Non mi si gelano i piedi, né sento spiacevoli punti di pressione stringendo le fibbie.

Lo scarpone si comporta benissimo anche sulle piste. Non ho la sensazione di dover scendere a compromessi in termini di stabilità. Il sistema di allacciatura mi permette di stringere gli stivaletti e adattarli alla mia anatomia, il guscio e le fibbie fanno il resto. Come sciatore intermedio non ho nulla di cui lamentarmi, ma non so dirti tanto in merito al «flex progressivo» né darti altri dettagli da sciatore provetto. Per me contano soprattutto il sostegno e il comfort. Che c'è di meglio del potersi dimenticare le scarpe e concentrarsi su tutto il resto? D'altro canto, gli esoscheletri hanno bisogno di qualche attenzione in più la sera. Di regola, ogni volta che li infili e li sfili si accumula un po' di neve al loro interno. E quest'ultima, la mattina dopo si trasforma in una poltiglia marrone, a meno che non li asciughi o li posizioni in modo che la neve sciolta possa sgocciolare.

Il verdetto

È un artefatto che mi alletta, come avrai capito. Il Dahu è in cima alla mia lista dei desideri, perché trasforma un prodotto in due. Ed entrambi sono buoni! Questa versatilità, unita al design accattivante, mi colpisce davvero molto. Talvolta, idee innovative di questo genere possono avere le migliori intenzioni, ma funzionano poco nella pratica come dimostrano le gambe asimmetriche del leggendario dahu: la tradizione narra che per catturalo «si sarebbe dovuto sorprenderlo alle spalle e urlare ad alta voce "Dahu", e quindi l'animale, molto curioso di sua natura, si sarebbe girato per vedere chi lo aveva chiamato e – trovandosi improvvisamente con le zampe più corte sul lato a valle – sarebbe caduto».

Non trovo un difetto simile negli scarponi Dahu. Al contrario, soddisfano talmente bene le mie esigenze che posso fare a meno di mettere in valigia altri stivaletti da neve. Piedi caldi, un buon appoggio e belli da vedere. Cosa vuoi di più? Ne vale proprio la pena, per quanto possa essere non facile la metamorfosi da scarponcino a scarpone o viceversa. Mi ci vorrà anche un minuto, ma poi sono pronto per sciare o andare in slitta, per divertirmi in compagnia o rientrare a casa. In tutto e per tutto, questo design intelligente e sofisticato mi garba.

Non c'è paragone con i miei vecchi scarponi, che sono un incrocio tra uno strumento di tortura e un congelatore. Ma in compenso mi sono durati per anni. Dopo solo una settimana di utilizzo, naturalmente, non posso dire quanto durino i Dahu, ma so di certo che richiedono un po' più di cura. Gli stivaletti devono essere puliti e impregnati regolarmente, l'intersuola deve essere rimossa per farla asciugare e i gusci devono essere puliti dallo sporco e dalla neve. Ma le ore passate sulla neve sono una favola.

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Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.


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