Guida

Fare ordine correttamente con una Professional Organizer

Laura Scholz
12.12.2022
Traduzione: Rebecca Vassella

Ho telefonato a Dagmar Schäfer di «Ordnungswunder» e ho parlato con lei di legami emotivi con capi di abbigliamento, di acquisti sbagliati e di «sgomberi» professionali.

Conosciamo tutti il classico cliché del guardaroba pieno e niente da indossare. Ma la coach dell'ordine Dagmar Schäfer sa che in realtà non si tratta né di un cliché né di un miracolo. Per esperienza, può dire che di solito ci piace e indossiamo solo un quinto dei nostri vestiti.

Volevo sapere da lei perché spesso commettiamo degli errori quando facciamo shopping, come possiamo finalmente liberarci di tutte le cose che non ci servono e come diavolo riusciamo a comprare solo cose che ci rendono felici.

Cara Dagmar, sai dirmi quanti capi di abbigliamento ci sono nel tuo guardaroba?

In effetti, li ho contati di recente. Sono circa 100. Solo pochi anni fa, tuttavia, la cifra era circa cinque volte superiore. Poi l'ho ridotta in modo radicale. I 100 capi rimasti li indosso davvero tutti. Ogni stagione metto insieme piccole capsule collection che appendo su un appendiabiti separato. Dopodiché, la selezione torna nel guardaroba e viene messa insieme una nuova collezione.

Con i tuoi 100 capi, ti trovi al di sotto della media svizzera, che è di 118 capi, di cui solo il 40% circa viene indossato. Perché credi che vogliamo possedere così tanto?

Per esperienza, posso dire che solo il 20% viene effettivamente indossato. Da un lato, ciò è certamente dovuto a un eccesso di offerta. La tentazione è in agguato dietro ogni angolo. Di continuo escono nuove collezioni e i social media non fanno altro che ispirarci. Poi pensiamo «anche io ne ho bisogno». Oppure ci piace qualcosa indossato da amici o conoscenti e dimentichiamo che non corrisponde affatto al nostro stile. Così compriamo e compriamo e compriamo. E questo anche a causa della fast fashion.

Allora la colpa è anche di una sorta di percezione distorta?

Sì, troppo spesso acquistiamo capi che hanno uno o più difetti. E sono proprio questi che finiscono nell'armadio senza mai essere indossati.

Tutte queste cose, che si tratti di vestiti o anche di decorazioni e mobili, sono anche una zavorra emotiva?

Assolutamente sì. Infatti, noto di continuo come si sentono le persone quando si sbarazzano di tutta quella zavorra. Inoltre, non aiuta nemmeno mettere le cose in una scatola e nasconderle in fondo all'armadio o in cantina. Inconsciamente sappiamo che il peso è ancora là. Inoltre, ci si rende la vita solo più difficile con tutte quelle cose inutili. Le pulizie richiedono molto tempo, ci si perde nel caos, non si riesce a trovare subito qualcosa...

Quindi non c'è nemmeno bisogno di nominare il cosiddetto caos creativo?

Il caos è consentito, tutti noi ci troviamo nel caos una volta nella nostra vita. Ciò che conta però è che ce ne liberiamo e facciamo ordine.

Come posso affrontare al meglio il fare ordine senza sentirmi sopraffatta? È proprio questo di cui il tuo libro «Ordnungs-Quickies» parla.

Piccoli passi sono il mio mantra. Se si percorrono regolarmente, si progredirà rapidamente senza sentirsi sopraffatti. Consiglio di scrivere quali aree della propria vita devono essere organizzate e di ordinarle in base all'urgenza. Poi bisogna portare a termine la lista: da 15 a 30 minuti al giorno, non di più. In questo modo, lo smistamento può essere facilmente integrato nella vita quotidiana e non si corre il rischio di stancarsi di prendere decisioni e di perdere la motivazione.

Ordnungs-Quickies (Tedesco, Dagmar Schäfer, 2021)
Manuale
CHF15.70

Ordnungs-Quickies

Tedesco, Dagmar Schäfer, 2021

Adoro lavorare con liste. È così soddisfacente.

Vedi.

E quando si arriva davvero alla resa dei conti, hai una ricetta per uno smistamento professionale?

Si articola in tre fasi. Il «Perché e con quale obiettivo si vuole fare ordine», la riduzione e l'organizzazione.

La famosa frase di Marie Kondo «does it spark joy?» («suscita gioia?») ricorre mai durante il processo di riduzione?

A dire il vero, la trovo un po' troppo astratta. Domande come «Lo uso?», «Mi piace?», «Ne ho bisogno?» vengono poste con più probabilità. E: «Lo ricomprerei?».

Ma sicuramente hai avuto esperienza con casi difficili? Per esempio, io non riesco a separarmi dai miei jeans preferiti, anche se hanno uno strappo enorme e non riesco a indossarli da molto tempo. Che cosa consigli in una situazione del genere?

L'attaccamento emotivo a oggetti o capi di abbigliamento è comune. L'importante è semplicemente che la sensazione associata sia positiva. Aggrapparsi a qualcosa di negativo non serve a niente. Con le associazioni positive, spesso è utile chiarire che non ci si separa dal ricordo in sé, ma solo da qualcosa di materiale. Oppure si può scattare una foto al proprio capo preferito, in modo da poterla riguardare più volte se si necessita.

Come si affronta la terza fase, l'organizzazione?

Durante questa fase, mi occupo interamente delle esigenze. Ad esempio, la vita quotidiana e le dimensioni dell'appartamento o del guardaroba giocano un ruolo importante. Il risultato finale deve essere pratico e semplificare la vita quotidiana.

Insomma, che effetto ha liberarsi di tutto ciò che non ci serve affatto, lasciando che sia l'ordine a prevalere?

È davvero liberatorio! L'ho vissuto sulla mia pelle e amo osservarlo anche nelle altre persone. Questo sollievo, la visione d'insieme, la motivazione per mantenere questo ordine.

Non si ricade rapidamente in vecchi schemi caotici?

Nella maggior parte dei casi non è così. Una volta che si è consapevoli di tutti i benefici e si nota come la propria vita quotidiana cambi in meglio, si è motivati a mantenere questo stato.

Hai ancora un consiglio nel caso in cui la voglia di comprare riappaia?

Prenditi il tempo necessario per decidere cosa acquistare e chiediti onestamente: mi piace davvero tutto(!) di questo capo? Come già detto, non ha senso acquistare qualcosa che abbia uno o più difetti. Colore, tessuto, taglio, sensazione al tatto, possibilità di combinazione: tutti questi criteri devono essere considerati.

Cosa ne pensi del metodo «1 dentro, 1 fuori», secondo il quale per ogni nuovo capo d'abbigliamento acquistato, se ne deve smaltire uno vecchio?

Alla fine si può imbrogliare e si è di nuovo tentati di comprare cose che non soddisfano tutti i criteri. Inoltre, se si ha davvero fatto ordine nel proprio guardaroba, saranno rimasti solo capi che ci piacciono e che vengono indossati davvero. Sarebbe un peccato dover smistare tra quei capi.

Nonostante un guardaroba perfettamente organizzato e criteri rigorosi, cosa ti spinge ancora oggi a comprare? E soprattutto: quanto spesso?

Direi che compro qualcosa circa dieci volte all'anno. Perché un capo non è più bello o si è addirittura rotto e ho bisogno di un ricambio. Oppure, perché ho visto qualcosa che sarebbe stato un'ottima aggiunta alla mia capsule collection e che corrispondeva a tutti i miei criteri. E poi preferisco la qualità, che ovviamente ci si può improvvisamente permettere quando si acquista qualcosa solo di rado.

Un ultimo consiglio a tutti coloro che stanno aprendo le ante del loro guardaroba per riordinarlo?

Il mio consiglio è di scegliere prima i pochi capi che ti piacciono e che indossi regolarmente. Una volta fatto ciò, puoi analizzare rapidamente i tagli, i colori e i materiali con cui ti senti a tuo agio. Tenendo conto di questo, puoi iniziare a sistemare il resto del tuo guardaroba.

Grazie mille.

La coach dell'ordine Dagmar Schäfer risponde alle mie domande durante una chiamata su Zoom.
La coach dell'ordine Dagmar Schäfer risponde alle mie domande durante una chiamata su Zoom.
Fonte: Dagmar Schäfer

Fin dall'infanzia, il cuore di Dagmar Schäfer si apre alele cose belle, strutturate e ben ordinate. Vive a Zurigo dal 2008, dove lavora anche come coach dell'ordine e Professional Organizer (oltre che come veterinaria, la sua professione). Su ordnungswunder.ch si possono trovare altri fatti interessanti come anche le sue informazioni di contatto.*

Immagine di copertina: Alireza Khatami via Unsplash

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