
Opinione
Perché preferisco informarmi sui film piuttosto che guardarli
di Carolin Teufelberger
Il film Netflix «The Social Dilemma» fa i conti con Facebook e compagnia bella e lo fa senza pietà. I social media stanno sradicando la democrazia e prima o poi scateneranno rivolte e condizioni di guerra civile. Sono queste le due tesi distopiche del docu-drama di 90 minuti.
Flashback: era un bel giorno primaverile di maggio. Fuori splendeva il sole, mentre dentro si attizzava l'odio. Su Facebook gli oppositori e i sostenitori delle misure da adottare per la pandemia da Coronavirus si scannavano a vicenda. Così decisi di cancellare il mio account.
Sei un credulone o un negazionista del Covid? Perché non c’è una via di mezzo. Bill Gates è il diavolo o il messia? Il Covid-19 non è altro che una sindrome simil-influenzale, o è il virus killer per antonomasia e quindi la fine del genere umano? Dipende. Perché appunto, non c’è una via di mezzo.
Ognuno di noi ha un'opinione e la diffonde in rete. Per lo più allegando link di «professionisti» che basano la propria opinione su dati presumibilmente scientifici. Conclusione: la mia opinione è l'unica vera opinione e chi non la condivide è un idiota. Prova a sostituire Covid con cambiamento climatico e Bill Gates con Greta Thunberg. Il risultato è lo stesso. A maggio, la prepotenza usata sui social mi ha snervato a tal punto da spingermi a cancellare il mio account Facebook.
Nulla che sia grande entra nella vita dei mortali senza una maledizione.
Social media: la peste del XXI secolo. Ma l’idea di base non era quella di rimanere in contatto con i tuoi amici? O c’è qualcosa che mi sfugge? Cosa fa oggi Matteo, il mio ex compagno di sesta elementare? Ah già, vive in Canada con Alessia e insieme hanno un Bed & Breakfast. Stavano già insieme allora. Incredibile! Ed ecco un altro divertente video sui gatti. Mi piace, pollice in su!
Quando e come i social media si sono tramutati in un flagello dell'umanità? Ora su Netflix gira un film che risponde a questa domanda. In «The Social Dilemma», figure di spicco che lavoravano per Google, Facebook e compagnia bella, ci prospettano un futuro cupo. Il documentario prevede rivolte, guerre civili e il crollo della democrazia. Eppure, il trailer gira anche su YouTube. Ironia della sorte.
È questa la domanda che appare all'inizio del docu-drama. Che problema c’è con i social media? Una risposta arriva da Tristan Harris, ex designer etico di Google: «È la prima volta nella storia che i designer tecnologici hanno un tale controllo su cosa pensano e fanno miliardi di persone».
Oltre ai soldi, ovviamente. Perché è tutta una questione di soldi. E noi che ruolo abbiamo in tutto questo? Beh, se non paghi per il prodotto, allora il prodotto sei tu. Il modello di business di queste aziende è quello di tenerci incollati allo schermo il più a lungo possibile. Quanto tempo vitale regaliamo a Facebook & Co. e agli inserzionisti che pagano per farci guardare i loro annunci? L'informatico e autore Jaron Lanier si spinge ancora oltre nel film quando afferma: «Il prodotto non è altro che quel graduale, lieve ed impercettibile cambiamento del tuo comportamento e della tua percezione».
È così che i social media guadagnano i loro soldi. Cambiando quello che facciamo, come pensiamo e chi siamo. L'obiettivo non è quello di raccogliere il maggior numero possibile di dati per poi venderli al miglior offerente. Si tratta di sviluppare modelli che prevedono le nostre azioni. E chi ha il modello migliore vince. È addirittura in grado di vincere un'elezione presidenziale. Che conseguenze ha tutto ciò sul mondo? Beh, datti un'occhiata in giro.
Era un bella serata estiva di settembre. Fuori gli ultimi raggi di sole serali facevano brillare l’asfalto. Dentro, scorrevano i titoli di coda del documentario Netflix «The Social Dilemma».
Nei social network, ognuno di noi trova la conferma delle proprie opinioni. Tutto il resto sono fake news. Ma se non abbiamo più argomenti in comune, siamo fottuti. Scacco matto. Il risultato? Guerre civili e il crollo della democrazia. Ecco come possiamo riassumere il film.
C'è una via d'uscita? I protagonisti ci indicano diverse possibilità per sfuggire alla trappola dei social media. Disconnettiti da tutti i social network, metti via lo smartphone ed esci nella vita reale, è più o meno questo il succo. Funzionerà? Da un lato ci sono le aziende più ricche e potenti, dall'altro noi, i prodotti. E se noi galline decidessimo improvvisamente di smettere di produrre uova? Sono scettico. Ma d’altra parte, cos'ho da perdere? Il prossimo punto della mia lista di cose da fare per quanto riguarda i social media è cancellare il mio account Instagram. Poi passerò a WhatsApp e così via.
Il film del regista Jeff Orlowski può certamente essere accusato di essere unilaterale e incompleto. In realtà, non è proprio un dilemma quanto più una distopia. Durante i 90 minuti di film non viene praticamente proferita parola sui vantaggi della tecnologia. Inoltre, Netflix è sia il produttore che il canale di trasmissione del docu-drama. E anche Netflix è un'azienda che raccoglie enormi quantità di dati e che ci vuole attaccati allo schermo il più a lungo possibile. Tutto questo è contraddittorio. La mia impressione? Con «The Social Dilemma» Orlowski vuole intavolare una discussione sociale sui social media. La sua arma può non sembrare equa in termini di contenuto, ma il fine giustifica i mezzi. È perdonato.
Da giornalista radiofonico a tester di prodotti e storyteller. Da corridore appassionato a novellino di gravel bike e cultore del fitness con bilancieri e manubri. Chissà dove mi porterà il prossimo viaggio.